Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Percorso

Due chiacchiere con Alessandro Gimelli e Alex Raso

 

Due chiacchiere con Alessandro Gimelli e Alex Raso

 
     
 

Due chiacchiere con Alessandro Gimelli e Alex Raso per l'inaugurazione della mostra "Rapsodia a quattro mani" in "The Overpass".

Qui troverete solo la seconda parte dell'intervista, per leggerla integralmente e viaggiare virtualmente a New York vi invito ad andare su: http://www.alessandrogimelli.synkrostudio.it/?p=2681

Seconda parte:

.............................Alessandro: Quando pensi a N.Y., all’America, qual’è la tua musica di riferimento? The Beach Boys, The Doors, kiss, Guns n’Roses…

 Personalmente, trovo bellissime queste parole di Jim Morrison:

<<Le parole dissimulano/ Le parole corrono/ Le parole rassomigliano a bastoni che camminano/ Piantale cresceranno/ Guardale ondeggiare come fanno>>.

Condividi?

Io mi sono sempre riconosciuto nella musica pop inglese, soprattutto dall’elettronica degli anni ’80. Gli americani mi piacciono e potrei risponderti con una serie di nomi ovvi e molto conosciuti. Ovviamente ci sono molti musicisti newyorkesi (che non significa propriamente “americani”) che ho ascoltato prima di partire. I Beastie Boys, ad esempio, hanno dedicato un intero disco a NYC dopo l’11 settembre. Ovviamente quella data ha profondamente segnato tutti quanti anche al di fuori dei confini newyorkesi e americani, era inevitabile che le arti facessero loro questo immenso dolore collettivo. I Beach Boys sono un gruppo fondamentale non solo per la musica degli Stati Uniti. Paul McCartney disse che senza “Pet Sounds” “Sgt. Pepper” sarebbe stato molto differente. Ma forse le mie fotografie si muovono su temi meno balneari e più metropolitani come l’ovvia “Rapsodia in blu” di Gershwin, la colonna sonora di “New York, New York” di Scorsese. Poi c’è molta Broadway dei musicals e qualche canzone pop del vecchio continente. Le parole di Jim Morrison ondeggiano proprio come quelle che lui descrive nella sua canzone. Trovo che anche alcuni brani dei Doors abbiano una certa atmosfera da musical.

Alex: Da musicista, quanto pensi abbia influenzato pop e rock il folk? Chiedo anche a Te, condividi le parole di Jim Morrison? Tu che ti definisci l’Artista che ha il senso della frase…

Li ha influenzati e continua a farlo, non c’è vaccino che tenga e in America l’assistenza sanitaria ha ancora delle lacune da colmare. La musica popolare parla con il linguaggio del popolo ed è strettamente legata ai suoi aspetti culturali, ad esempio gli strumenti musicali, il ballo, la tradizione orale. Il pop e il rock succhiano con le proprie cannucce dallo stesso bicchiere: che sia Coca-Cola o Rossese poco importa.
Il senso della frase è il sesso della frase (cit. Pinketts), non ne posso fare a meno, è figlio del mio pensiero laterale; è così che nascono opere come America LATTINA e America LATINA (l’opera sarà in mostra). J.M. sapeva quale forza possono avere le parole; nel bene e nel male.

Per chiudere una domanda comune:

Alex/ Alessandro: La vostra “Rapsodia” l’avete immaginata come un viaggio storico nell’America fino al XXI secolo? Se non era questo l’obiettivo, sareste contenti di questa lettura da parte dei visitatori?

Alex: La rapsodia non l’ho immaginata come un viaggio storico ma come un viaggio del viaggio. Le fotografie di Alessandro mi sono piaciute da subito, ho trovato in loro molte affinità con il disegno, il resto è venuto di conseguenza senza pormi degli obiettivi. Le letture da parte dei visitatori credo che siano le cartine di tornasole.

Alessandro: Sinceramente non l’ho immaginata come un viaggio ma come una permanenza a tempo indeterminato. Io sono là, anche se sono tornato già da tre mesi. New York è uno stato dell’anima, non lo puoi definire. Ma, in effetti, NYC può essere considerata una metafora del viaggio. Basta cambiare quartiere per trovare culture, persone, usi e costumi diversi. Ci sono centinaia di mondi racchiusi nello spazio di 12 avenue, a qualsiasi altezza ti trovi. E’ incredibile come spesso, vagando a caso, la New York dei grattacieli sparisca completamente... L’apporto di Alex è fondamentale per completare la mia esperienza. Trovo la sua arte straordinaria e mi interessa molto il legame tra fotografia e disegno. Io stesso, quando lavoro in studio, parto da uno schizzo fatto su una moleskine per poi tradurlo in immagine fotografica. In questo mio particolare modo di lavorare c’è riassunto tutto il legame tra la pittura e la fotografia della fine dell‘800. Ma non c’è più un rapporto di sudditanza, semmai di collaborazione tra le due arti. Le mie fotografie hanno, a volte una qualità pittorica e spesso io mi considero più un “pittore della luce” che un fotografo (definizione, quella di fotografo, che tendo a non auto-attribuirmi) ma mi sembra che i disegni di Alex abbiano un non so che di fotografico. Forse è per questo che sono convinto che funzioneranno bene insieme e che i visitatori della mostra li interpreteranno secondo il loro sentire. Sinceramente non ho la pretesa di definirmi contento di un’interpretazione piuttosto che di un’altra; mi basta che traspaia il mio amore per New York City.

Non posso che ringraziarvi immensamente, dalle vostre risposte traspaiono l’Amore per l’Arte e soprattutto l’Arte come collaborazione. L’appuntamento è per sabato 1 dicembre alle ore 16,00 in “The Overpass”, via Richeri 33 Loano (SV).